SEDE VACANTE

(April 27, 1605—May 16, 1605)



Generoso Calenzio,  La vita e gli scritti del Cardinale Cesare Baronio (Roma: Tipografia Vaticana 1907) pp. 666-669:

 

Letter of Father Camillo Severino to a colleague at the Oratory of Naples
about Cardinal Baronius in the General Congregation of March 9

(Rome, March 12, 1605)

Molto Rev. P. mio Ossimo.

Habbiamo la festa di S. Gregorio [March 12, Feast of S. Gregory the Great], et questa mattina si mettono le 40 hore.  Aspettiamo a pranzo li Sigg. Cardinali [Baronio and Tartugi]; ma credo ci faranno far delle Crocette, perchè non possono venire sinchè non è finita la Congregatione solita quotidiana dopo l'essequie, et qualche volta dura sino à 20 hore, come fù Mercordi [Wednesday, March 9, 1605], che si trattò la causa del nostro Signor Cardinale Baronio, della quale per esser cosa publica, mi è parso dargline un poco di raguaglio, secondo che ci è stata riferita à noi da diversi, cioè dal Cardinal Panfilio, dal Padre Germanico, et altri. 

Furono presentate dal Cardinale di Como due lettere al sacro Collegio, una diretta al Papa, di s. m., et l'altra all'istesso Collegio in nome del Vice rè di Sicilia, quali contenevano in sostantia, che il Baronio era temerario in quell' opinione della Monarchia, et che perciò si facessero sospendere gli Annali, et alli Cardinali che ne facessero offitio con Sua Santità.  Il Cardinale S. Giorgio [Cinzio Passeri Aldobrandini]   prattico in queste lettere de Principi, considerò, che ci poteva esser qualche impostura, et che se erano scritte vivente Papa, oltre che non sariano venute cosi tardi, non occorreva scrivere al Collegio tutto de' Cardinali.  Entrarono altri ancora in questo medesimo pensiero, ed il Cardinale di Camerino [Mariano Pierbenedetti] (dicono) che dimandò a Como chi gli haveva date quelle lettere.  Rispose, che gli pareva fusse stato l' Argenti, che è Cifrarista.  Si mando à cercarlo subito, et condotto nella Congregatione, disse, che non haveva data lettera nessuna, et che offitio suo era solo di interpetrar le Cifre, che se le davano, et non s'ingeriva in altro.

Segui da questa scoperta quello che V. R. può imaginare, et si cominciò a discorrere sopra questa benedetta Monarchia, dicendo alcuni che bisognava che il Baronio avesse portato rispetto al Re tanto benemerito, et similia.  Altri dissero, che più si doveva haver riguardo alla Sede Apostolica, et ad un fratello dei loro. Intanto il Cardinale Panfilio mandò ad avvisare destramente il Baronio per il Maestro de Cerimonie presente, che non rispondesse, o parlasse poco, et quietamente, dubitando.  Ma quando toccò a lui di parlare se vidde, che il Signore, che quella mattina nella Messa l'haveva favorito d'un spirito e compunzione o consolatione estraordinaria, come osservossi, parlò per bocca sua con tanta maniera, et con tant'enfasi che ne restò ammirato, et commosso tutto il Collegio con incredibile applauso, et abbracciamenti dipoi.  Pigliò per tema Deus laudem meam ne tacueris [Psalms 108:1], et quelle parole di S. Paolo Expedet mihi mori quam ut aliquis evacuet gloriam meam [I Cor. 9:15], o simili, che non mi ricordo, esaggerando sempre con parole della Scrittura, secondo il suo solito, massime quelle, quoniam Dies mali sunt [Ephesians 5:16], replicandolo tre volte sempre con maggior voce et enfasi. Poi si giustificò prima con addur le ragioni brevemente di quello, che haveva scritto. 2°. L' obbedienza del Papa morto, che tre volte glie lo comandò, che lo stampasse dopo haverlo visto bene con altri Cardinali, a' quali esso haveva dato a vederlo.  Finalmente disse che sapeva che li Spagnoli dicevano, che non era opera, he fatica sua, ma datale da Francesi, et provò, che questo era impossibile, havendo il tutto cavato da scritture antiche del Vaticano, et di Castello come si puo vedere, quali non erano, ne sono in mano de Francesi, ne si potriano vedere se non da lui, ò da chi havesse havuto licentia, con tanta difficoltà, come si sa per le scritture, che sono in Castello.  In somma parlò diffusamente, e tanto bene, che tutti ne restarono stupiti et commossi, et seguitavano tuttavia à difenderlo, massime, (che mi scordavo) quando il Baronio ponderò che l' ingerirsi un Prencipe secolare à dar guiditio d'un'opera approvata, anzi ordinata dalla Sede Apostolica, non era altro che levargli una chiave, cioè quella della scienza.  In somma gran cose si sentirono, et maggiori si sariano sentite, se non che il Cardinale di Firenze disse che non occorreva audar più innanzi in questo negotio, et si potevano quietare, poiche quanto alla lettera del Papa, gia che era morto, nessun havrebbe voluto portargliela, quanto à quella de' Cardinali, essendo ricercati, che facessero officio con il Papa, non lo potevano fare con il Morto, et bisognava aspettare che si facesse l'altro, col quale poi si sarebbe trattato.  Cosi finirono li discorsi, da quali il Baronio ne ha riportato molto honore, et aperta dimostratione dell'amore, che gli porta il Collegio tutto, o almeno la maggior parte. 

Dio ci dia gratia che questo non partorisca quello, che noi non vorressimo per bene suo, et della Congregatione, et che non vorrebbe anco esso, anzi per non volerlo, et perchè non succeda, fà quanto sia possibile à fare, trovando tutti li amorevoli et confidenti, e facendosi promettere di adherire all'esclusiva sua, come sappiamo di certo, che ha fatto con il Cardinale Panfilio, cioè procurato, et con il Cardinale Aldobrandino aggiungendovi ancora le Minaccie, cioè che se lo fanno se ne pentiranno.  Questo è quanto mi è parso di scriverle per un poco d'aviso delle cose di questo Mondo di qua....

Di Roma li 12 di Marzo 1605.




Codex Vallicellanus Q 38 fol. 239 (autograph).

 

 

 

link to documents on  papal  election-May, 1605


 



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June 17, 2014 11:35 AM

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