Sede Vacante 1623


Narrative of the Conclave
by an anonymous Conclavist
close to the Barberini




Isidoro Carini,   "Il Conclave di Urbano VIII," Specilegio Vaticano di Documenti inediti e rari estratti dagli Archivi e dalla Biblioteca della Sede Apostolica   Volume I (Roma: Ermanno Loescher 1890), 356-372:

 

Morì Gregorio XV, e preparandosi per l' ingresso al nuovo Conclave il bisognevole, fece elezione per Conclavisti del medemo Ceva e Grisolino, e nelli 9 giorni teneva segreti tratti col Signor Cardinal di Savoja, il quale gli promise, che venendo la conguintura l' avrebbe nel negozio principale di tutto cuore ajutato, e che però bisognava vedere in che stato si mettevano le cose, trattandosi di due Fazioni cosi fra loro fieramente inimiche, come era quella di Borghese, e quella di Ludovisio, mjentre questo fabricava giorno, e notte indefessamente d' aver l' esclusiva in mano, e che aveva saputo che l' aveva fermato di 22: voti suggetti sicuri, che non averebbero vacillato, e lo vedeva in questi ultimi giorni delle 9. più allegro del solito, con tutto che Borghese milantasse d' andare col Papa fatto in Conclave nella persona del Cardinal Campora. Ma Ludovisio volpone diceva con titti li suoi amici, staremo a vedere, e sarà poi quell, che Dio vorrà. Venuto il giorno dell' ingresso entrorono in Conclave tutti processionalmente secondo il solito, e Ludovisio, secondo il solito, giorno e notte andava in giro anco travestito tenendo in fede con ardore li soggetti del suo partito con dirli, che non dessero credito alli milantamenti di Borghese, che non l' abbandonassero, perchè lui all' incontro avrebbe con tutto il suo spirito aiutati li Cardinali amici.

Cadde a terra ne' primi giorni la persona di Campora con allegrezza non dimostrata da Ludovisio, che batteva sodo, di modo che Borghese pensò di promovere altro soggetto delle sue Creature, e fare il Papa, in barba di Ludovisio. Andorono per tre o quattro giorni quiete le cose, che non si penetrava ove fosse per battere ma artificiosamente si lavorava, fù poi stabilito di portare col medemo artificio al Pontificato il Sig. Card. Millini supo parente, pretendendo di far vedere con artificio (come si suol dire) la barba fatta. Ludovisio procurava di guadagnare sei voti, che tanti li mancavano per l' elezione, ed arrivare al numero di 42 necessarj in quel Conclave, de quali ne aveva solo certi 36, onde dato fuoco all' artificio cominciò a far dare sei, o otto voti la mattina a Mellino, il dopo pranzo dodici, e così giornalmente andar crescendo, ed intanto faceva lavorare per guadagnare li sei, che li mancavano. E. Ludovisio girava continuamente per persuadere alli suoi di star forte, perchè Borghese usava questo modo di fare, e si sarebbe poi veduto, che quando giungeva a fargliene dare in no. 36. non sarebbero cresciuti, come in effetto segui, in modo che la sagacità di Ludovisio galleggiò.

E perchè Barbarino avea molti Cardinali amici, alcuni di quelli credendosi di giovarli cominciorono ad intavolare una piccola prattica fra di loro per esso Barberino, ma quella penetrata all' orecchio di Savoja, travestitosi questo di notte si portò celatamente a trovar Barbarino, e li disse Signor Cardinale che facciamo, vado vedendo, che lei vuol dare il culo in terra; e precipitarsi non solo in questo Conclave, ma per altri ancora, mentre sento questa prattichetta cominciare in tempo inopportuno, bisogna, che le pensi, che nel Collegio de' Cardinali, e nel Conclave ve ne sono 25. o 26. più vecchj di lei tutti pretendenti, e che Borghese vorrà fare le sue prove, e tutti li suoi sforzi per le sue Creature più dilette, fra le quali non viene numerato V. S. Ill.ma, così per mio consiglio levi questa perniciosa prattica, ed aspettiamo la congiuntura, perchè allora Io sarò il primo a venirglielo a communicare, e metterò in mezzo ogni mio maggior ajuto per promoverla, e quando questa non venga ci si puol promovere in altro Conclave, e lei resterà salda. A. questa proposizione, come giudiziosa, e ragionevole acconsentì Barberino e fece toglier affatto quella pratttica.  

Vedutosi Borghese con li suoi seguaci, ed aderenti, che se li rendeva impossibile stante le contrariet à di Ludovisio di portare al Pontificato Mellini andò pensando di mover prattica per qualche altro soggetto sua creatura. E Ludovisio dall' altra parte stava occulto, e vigilantissimo per togliere ogni suo disegno, onde nelli scrutinj futuri s' andava palleggiando or l' uno, or l' altro soggetto, per vedere se si poteva colpire in qualcheduna delle sue creature, e cominciò apertamente a vedere Borghese, che esso Ludovisio aveva in pugno e franca l' esclusiva, e che li suoi gli erano fedeli a segno che cominciò a dubitare, e vedere apertamente la lunghezza dell' elezione, e dall' altra parte Ludovisio cominciò a inanimirsi di tentar l' elezione, ed esaltazione di qualcheduno de' suoi Cardinali amici meritevoli del Pontificato, e congregatosi segretamente più volte in qualche cella terza degli amici, unitamente con quelli andò discorrendo di quello si poteva fare per fare in barba a Borghese il Papa, e perchè per principal amico suo, e de' suoi ne giudicò soggetto il più adequato il Card. Gabelluzio cognominato di S. Susanna ne principiò la prattica, che durò cinque o sei giorni, ma con tutti li sforzi, fatti li suoi conti, non potè arrivare al maggior numero che concorressero in quel soggetto di trenta, frà quali v' era qualcheduno dell' amici di Borghese, e questo mediante la persona del Signor Cardinale Pignattelli suo intrinsichissimo, che scorreva giorno e notte il Conclave, onde s' accorse Ludovisio, che era quasi impossibile di poter avere qualcheduno dei suoi Papa in quel Conclave, avendo Borghese forza troppo gagliarda, sicchè vedutosi dall' una e dall' altra fazione di non poter avere soggetto confidente a suo modo, continuorono li scrutinj, e li accessi molti giorni a vuoto, e tanto, quanto la Bolla disponeva, ed ognuno di loro di scorreva non essere dovere d' arrischiare alcun soggetto amico sua creatura per non precipitarlo per sempre, come appunto all' uno e all' altro era intervenuto, si di Campora, come di Mellino, e di S. Susanna, ed ambedue questi Capi di Fazione procuravano di far restare sodisfatti della buona loro volontà li loro soggetti, amici ed aderenti. Ma Iddio, che prevede, e dispone il tutto, fece mediante un mezzo contaggio nato in Conclave si venisse all'elezione, mentre essendo quasi al fine di Luglio si spargeva per il Conclave quantità di gelsomini [jasminum polyanthum], questo fiore porta un gratissimo ordore, quando di fresco è colto dalla sua pianta, ed altrimenti puzzore quando è marcito; introducevano anche dentro gran quantità di meloni, sicchè fù stimato che le scorze di quelli unitamente con li gelsomini avessero causato l'imperfezione, e corrotto l'aria, che giornalmente si vedevano amalare i Cardinali, e morire, e molti domandar licenza d' uscir fuori, che si trovavano indisposti; arrivorono però a conoscere la vera origine del male dopo fatto il Papa, perchè la principal cagione furono i facchini, che servivano in Conclave, quali riponendo in certe stanze di tavole tutti gli avanzi de Cardinali, ed essendo quelli in grandissima quantità non potevano abbastanza conservarli, e benchè crescessero ogni giorno più trascuravano di buttar via quelli, che si andavano corrompendo onde s' avvidero, che quel fetore de' comestibili unitamente con quello de' gelsomini et meloni erano causa del male sparso in Conclave, sicchè ciascuieduno intimoritosi della propria salute cominciò a stufarsi di continuare più quella Clausura, e nacque un giorno un sussuro in Conclave di far Papa a viva voce il Card. d'Aquino persona vecchia, e bonissimo soggetto, che mandato a visitare in nome di tutto il Sagro Collegio, ed intanto amalastosi di febre Borghese Capo di Fazione, e Pignatelli suo intrinseco, medesimamente risolvè Borghese di far domandar licenza in Capella d'uscir di Conclave, che subito l'ottenne. Cominciarono allora tutti i Cardinali discorrera fra di loro, che seguendo l' uscità di Borghese mentre lui stava fuori non si sarebbe fatto il Papa sino al suo ritorno, e però ognuno diceva potiamo far mettere all' ordine il feretro; sicchè stavano tutti spaventati.

L' istessa sera, che Borghese aveva domandata, ed ottenuta licenza d'uscire, il Cardinal di Savoja andò a ritrovar alla cella Barbarino travestito, e gli disse Sig. Cardinale ecco il tempo e la congiuntura, che stimo a proposito per procurar la sua Esaltazione, ma perchè non mi pare di dovere di venire a questo cimento col mio solo consiglio, stimarei però bene che V. S. Illustrissima riflettendo alli Cardinali suoi amici, che non hanno pretensione al Papato, in questa notte avvisasse e convocasse sei o otto di quelli, e si radunassero in una cella, fuor di mano, e celatamente più che sia possibile per poter discorrere del modo da tenersi in tanto affare, e quando fossero ivi radunati me lo facessero sapere, che Io subito mi ci trasferirò. Fù questo consiglio immediatamente eseguito, e radunato il numero dei Cardinali amici nel luogo solito, ne fù dato parte a Savoja che travestito si portò suboto colà, et in detto congresso non si discorse d' altro se non in pensare d' onde doveva principiare la pratica per l' esaltazione di Barbarino, e pensato alle qualità delle Fazioni, e delle circostanze, ed altri emergenti, fù risoluto, che la pratica doveva principiarsi da Ludovisio, che aveva l' exclusiva ferma in mano, e fatto questo stabilimento fù pensato, che quando si fosse potuto tirar Ludovisio in questo soggetto saria riuscito facile il concluderne il Trattato dell' esaltazione di Barberino, e risolverono, che faceva di bisogno trovar un Cardinale amico di Ludovisio, che non avesse le sue pretensioni al Pontificato, discorrendo di chi poteva essere il migliore, e più a proposito dissero essere isquisito più d' ogni altro il Cardinal Rivarola, e così di disciolse il congresso, e nel medemo tempo fù mandato un Cardinale a trovar Rivarola, che in letto riposava, e che aveva convenzione d' amicizia con l'uno, e con l'altro. Svegliato gli comunicò il segreto, al che rispose esso Rivarola, che quella non era ora d' andare a fare l' apertura a Ludovisio, e che stimava bene per servir con efficacia il Sig. Card. Barberino di farne la funzione la mattina seguente dopo lo scrutinio.

Quel Cardinale gli volse anteporre i modi per farlo cadere in questo soggetto, risposegli Rivarola, lasciate pur fare a me, che serviro bene il Signor Card. Barberino, ed intanto fù usato un altro artificio con Borghese da lui non conosciuto, acciò si trattenesse qualche altro giorno in Conclave. Uscito la mattina dello Scrutinio, e levatesi le crocchie Rivarola per li corridori andò ad investire Ludovisio, dicendoli, che avea sentito, che Borghese al più lungo voleva uscire il giorno seguente dal Conclave, perchè ancora gli durava la febbre, e lasciava addossate le cose della sua fazione per il negozio principale per il quale si trovavano colà a due altri Cardinali suoi confidenti, che andassero temporegiando acciò non si venisse a conclusione alcuna insino al suo ritorno in Conclave, e questo era il vero modo di farli crepar tutti colà dentro, e cominciò a dire a Ludovisio:

Signor Cardinale non sarebbe un bel colpo se si potesse trovare un soggetto Papabile, che fosse creatura di Borghese, ma non suo amorevole, e fosse confidente di V. S. Illustrissima

Allora Ludovisio ripglio il trovarlo? gli rispose subito Rivarola non è luogo questo per fare questo cercamento, e perciò V. S. Illma si contenti d' andarsene alla sua cella, perchèe Io farò un caracollo per non esser osservato, sarò a trovarla, e cercheremo di rinvenire il soggetto; al che benignamente assentì Ludovisio, ed intanto Barberino spinse Ceva ad osservare gli andamenti, e vedutosi Rivarola avvicinar Ceva Conclavista di Barberino gli disse levatevi d' attorno ed andò alla cella di Ludovisio, e fatti porre li bastoni in croce alla porta si misero ambedue al tavolino, e prese la carta stampata del Cardinale che si vuol portare nello scrutinio. Rivarola cominciò a leggere ciascheduno soggetto Papabile di esso Borghese, ed esaminare le sue qualità, ed in questo esame destramente andava buttando a terra ciaschedun soggetto, e passando avanti d'uno in un altro insino, che arrivò a Barbarino, allora li fissò attentamente l' occhio per scorgere i motivi, e poi gli disse, che pare a V. S. Illma di questo soggetto? Rispose prontamente Ludovisio questo è troppo giovine, al che rispose Rivarola sul punto di questo tavolino, ed intanto esaminiamo il soggetto, V. S. Illma sa molto bene che questo à avuto li suoi principj dal Signor Card. Aldobrandini nel pontificato di Clemente VIII; da questo ebbe la Prelatura, il Chiericato di Camera, e la Nunziatura di Francia, e passando avanti da Paolo V fù fatto Cardinale in riguardo della raccomandazione d' Enrico 4o Rè di Francia a causa di tenere il suo figliolo primogenito al sagro fonte, da questo fu madato vescovo alle briocche di Spoleto, che per esser luogo alli alloggi sottoposto non ne cavava gran cosa. Ma dirà V. S. Illma ebbe da Paolo V la Segnatura di Giustizia, ma Lei sa molto bene come fù necessitato lasciargliela continuare. Vediamo ora quello che hà fatto questo soggetto: Giammai non è stato chiamato nelle Congregationi di Stato, nè tampoco in quelle della Casa Borghese, che toltone il solo carattere d'esser creatura di Borghese non ha a quello obbligazione alcuna; che riflettendo alla sua creazione lo fece Cardinale per dar gusto al Rè di Francia. e gli levò il Chiericato; gli dico dunque Signor Cardinale, che ripigliando quello, che lei mi ha detto d'esser troppo giovine, bisogna fare il Papa (replico) giovine in questo tempo, acciò si distrugga la Fazione Borghesiana sua nemica. si accorse Rivarola, che calzabano queste ragione a Ludovisio, però lo sollecitò dicendoli gli torno a dire, che sarebbe un bel colpo di fargliela a Borghese in barba, benchè io tenga per certo, che difficilmente sia per concorrervi, e li soggiunse anco: io però l'assicuro, che cadendo il Pontificato in questo soggetto a lei non solo sarà per professargliene obbligazione, e perchè Ludovisio nel Ponteficato del Zio apparentò cogli Aldobrandini, e mosso dalle suddette ragioni acconsenti alle proposizioni di Rivarola in questo soggetto con dirgli: non posso adesso su due piedi dargliene la risposta ferma, ma mi fa di bisogno di due ore di tempo per andar in giro dalli Cardinali amici e Creature per esplorarne la loro intenzione. lo sollecitò Rivarola, perchè concorrendovi la sua volontà, e di quelli, voleva tirare il colpo la notte istessa per portarlo al Pontificato la mattina seguente, e spora tutto gli incaricò la segretezza per farvi cader Borghese.

Subito pranzato Ludovisio s' incaminò a fare lo stabilito giro, e Rivarola destro stava vigilante per aspettare il suo ritorno, che vedutolo andò di nuovo ad investirlo alla sua cella, e gli disse subito che nuova mi riportate, e quello gli replicò, che con le ragioni suddette suggerite a tutti vi aveva trovato disposizione, che però in nome suo assicurasse il Sig. Cardinal Barbarino, che lo avvrebbe assistito con 22 voti, e che di questi ne facesse pure capitale: vedutosi Barbarino questo buon principio ne fece subito parte al Sig. Cardinal di Savoja, che ne senti non poco contento, e ne giubilò d' allegrezza, e fece anche saperlo a quelli Cardinali confidenti, che si erano la lotte radunati, disse poi Savoja col parere anche dei suddetti Cardinali, che non bisognava toccare li Borghesiani, se prima non si accertava, come Barbarino stava con li Spagnoli per non precipitarlo etiam per uno altro Conclave; sicchè fù risoluto di trovare un Cardinale suo amico, et intrinseco di Borgia, che aveva il segreto di Spagna, acciò andasse a farne la scoperta, che trovatolo senza intermissione di tempo fù mandato a farne l' operazione, e perchè le malatie, e li morti s'andavano aumentando in Conclave disse a Borgia, che credeva di poter aver Papa un suo Cardinale amico, dal quale se ne sarebbe potuto ripromettere d'ogni, e qualunque cosa, benchè grande, ma che non voleva cimentarlo, se prima non sapeva da S.S. Illma la volontà del Rè di Spagna con ogni sincerità, e quello gli repliicò ditemi il soggetto, che risponderò spora questo particolare, e nominatoli Barberino se ne parlassi di lui sariano le sodisfazioni del Re di Spagna? Allora replicò Borgia, questo soggetto non l'hò nè incluso ne escluso dal mio Re, però ogni volta, che vi venga la corriente vi concorrerò anch' Io, e partecipatelo al Sig. Cardinale Barberino in mio nome; fù pregato Borgia a tenere il tutto celato, acciò non si penetrasse questa sua buona intenzione.

Ritornato l'invitato Cardinale da Barbarino con la risposta vidde quello ben incaminate le cose, e pregò il medemo, che lo partecipasse a Savoja, siccome immediatamente fece, e quello li disse per mio consiglio non stimo ancora tempo a proposito di toccare li Borghesiani, ma sarei di parere, quando concorressero gli altri Cardinali amici nella mia opinione, di fare una scoperta con destrezza con il Cardinal de Medici per vedere come si stava in questo soggetto, che in questo modo conoscerebbe la stima, che se ne fa in Conclave di lui. Concorsero in questo parere tutti gli amorevoli, spintovi subito un altro Cardinale glie ne fece l'apertura con dirgli il Sig. Card. barberino non solo per esser noto vassallo della sua Serenissima Casa, che era ricordevole ancora (grossa carota) delle obbligazioni che aveva al Sig. Cardinal de Medici, che assunto al Pontificato si chiamò Leone XI. confermatolo nella Nunziatura di Francia, ma più per i suoi meriti singolari, ed obbligazioni proprie che lo costituivano debitore di un riverente ossequio verso la persona sua. Allegrò Medici a questa simulata e finta proposta, e disse, che di molta buona voglia, se si fosse dato il caso, sarebbe concorso nella persona sua, e a questo medemamente incaricossi la segretezza, che ritornato da Barberino gli riferi il tutto, che gli piacque assai e lo pregò senza dimora a communicarlo a Savoja, alla di cui relazione disse Savoja adesso è il tempo di toccare li Borghesiani, per fare questo Io stimo, che non vi possa essere il miglior mezzo, che ritornare da Rivarola, che destro, e scaltro molto, ed amico nostro portera bene il negozio, e con sollecitudine per effettuare il trattato, ed assumere Barberino al Ponteficato per dommatina.

Fatto chiamare Rivarola gli fù imposto il tutto, e quello più che volentieri ne prese l'assunto, dicendo lasciate fare a me, perchè voglio, che Pignatelli sia quello, che ne prenda da Borghese, che si trova in letto ammalato, lo stabilimento, e giacchè dommatina aveva stabilito di uscire di Conclave gli vada a dire che ne sarebbe uscito glorioso con il Papa; andò Rivarola da Pignatelli, che anch' esso stava in letto con qualche indisposizione, e conferitoli, che credeva si potesse aver Papa un suo amico, che riconoscerebbe in certo modo il Ponteficato sempre da lui gli disse, ditemi un poco, il Cardinal Borghese hà avversione alcuna con qualcheduno de' suoi soggetti papabili, e quando ve l' abbia ditemi in grazia se in chi sia creatura sua, e sia pure chi si vuole, ed uscitone allora Rivarola: è creatura sua, e servitore di Borghese obbligato, ed anche uno dei più cari amici, che lui abbia, quello gli soggiunse, chi è, è questo gli respose è il Sig. Cardinal Barberino, non vi pare? Replicò egli ne sento un giubilo infinito, ma come farete ad accordare Ludovisio? risposegli: Ludovisio e già accordato, viene in questo soggetto con 22 voti di già assicurati, al che Pignatelli disse ora posso levarmi da letto, ed andare a dar questa buona nuova al Sig. Card. Borghese; risposegli Rivarola sono quà da lei per questo, e per domenica sono le cose in uno stato da poterle ultimare con la Creazione del Papa, quando il Sig. Cardinal Borghese non dissenta, e levatosi quello da letto andò subito a trovar Borghese, che stava aggravato di febre, ed al primo arrivo gli disse buona nuova Sig. Cardinale, Domenica avremo il Papa; ripgliò quello: è mia Creatura? gli soggiunse l'altro hà nessuna delle sue per diffidente, ed egli rispose, sia mia creatura, sia pur chi si vuole, e quello gli conferì, che il Papa saria stato il Cardinal Barberino, quando Sua Signoria Ill.ma se ne fosse compiaciuto; se ne rallegrò Borghese, e gli disse: Pignatelli mio, ma li Ludovisiani? e quello gli rispose questi vengono, e sono assodati con 22 voti; al che rispose, andate a dire al Cardinal Barberino, che sono contentissimo, ma averta bene, che li Ludovisiani non lo gabbino, e giacchè le cose sono a questo termine, come mi dite, andate in giro dai nostri ed uscimone. il che esegui con somma segretezza e destrezza Pignatelli. Fatto sapere a Barberino, che era il tutto accordato, e che però comandasse come voleva restar servito essendo il negozio nella sua conclusione, e giunto Pignatelli, che eseguiva i commandamenti del Sig. Cardinal Borghese alla cella di [Pier Paolo] Crescenzio contigua a quella di Barberino, dandoli parte dei sentimenti del Sig. Card. Borghese, che lo pregava d'andare la futura mattina col suo voto nella persona del Sig. Cardinal Barberino, quale sarebbe riuscito Papa, al che rispose Crescenzio con voce alta, che fù inteso dal medemo Barberino, e chi vogliamo far Papa ... Al sentire si pungenti parole si irritò grandemente l'animo di Barberino, che diede di piglio ad un calamaro per uscir fuori della sua cella, ed aventarglielo: del che avvedutosi l'accorto Ceva, lo prese fortemente di dietro, e tiratolo sul letto gli disse che vol fare Sig. Cardinale, non antivede la sua totale rovina, e che in questo punto sarebbe per sconcertare tutte le operazioni, e fatiche fatte dai suoi amici, e V. S. Ill.ma atterrarebbe quelle grandezze, che li vengono dal cielo destinate? con queste, ed altre somiglianti parole ne lo distolse, e passò in negro del suo impeto celtamente e così si proseguì il tutto facilmente; e furono mandati in giro da questi quattro Capi di Fazione diversi Cardinali amici colla direzione del Card. di Savoja, che non stimava bene dar fuoco alla mina del trattato, se non dopo serrate le rote della sera, accio non corresse la voce fuori, e ne venisse intorbidato il negozio, e cosi fù eseguito. Chiuse le ruote fù dato fuoco, e Barberino, che ne stava termolante per dubbio di sinistro evento, disse a Cevo. Io voglio andare a letto, perchè non mi sostengo più in piedi; rispose Ceva: V. S. Ill.ma fa male, perche adesso adesso vedra qui venire tutto il Collegio a rallegrarsi seco, e con lo star in piedi potrà operar meglio. Ma quello ripigliò Io voglio andar a letto; allora Ceva gli disse, giacchè V. S. Ill. ma vuole andare a letto, stimarei bene, che questa notte stassimo all'oscuro, che avando avuto in sorte per la morte del Cardinal nostro vicino di guadagnare la sua cella voglio, che sfondiamo, e tagliamo il parato e stoie, e formiamo una porta, perchè Io starò alla porta della cella, e venendo Cardinali amici condurrò subito al letto di V. S. Ill.ma, con i quali parlerà piano, e farà che gli altri facciano il medemo, e gli altri verranno da me stimati diffidenti, li condurrò nella grotta.

Piacque il pensiero a Barberino, e ne lodò l' inventore. Non andò in lungo, che cominciarono le visite, e Ceva stava lesto ad osservare, ed operare secondo il concertato, e vedutisi quelli condotti alla grotta adesso Ceva che fà il Signor Cardinal Barberino, e quello gli rispondeva, dorme, ma adesso, adesso si sveglierà, ed accorreva al letto dove trattava con Cardinali amici, e li faceva andar via per altre porta, ed introduceva quelli, che stavano nelle grotte, e così in tre ore si ebbe da tutti il buon prò. Terminiamo disse Barberino a Ceva accendete il lume, e mettete li bastoni in croce alla porta della cella, e posto sul tavolino la penna, ed il calamaio con la carta de' nomi de' Cardinali, che erano in Conclave, disse facciamo un poco li conti nostri, cominciando a scrivere tutti li Cardinali da lui stimati sicuri nella sua esaltazione, scorreva però molti, che erano sicuri, e gli annoverava frà dubiosi, e finito il numero di quelli, e fattone il conto, vidde che non arrivavano al numero, allora prese la carta in mano, e gli diede un morso, e poi disse, domani mi frustaranno; ripose Ceva V. S. Ill.ma hà messi tanti frà dubj, che puole annoverare un terzo di quelli frà sicuri, che ci vederà il numero inclusivo, e mentre stava in questa discussione Pignatelli mandò a bussare alla porta di Barbarino, ed il Messo disse a Ceva, che andasse da Pignatelli, siccome incontanente fece senza nemeno far consapevole il Signor Cardinale; e giunto colà Pignatelli gli prese a dire, Io non sò trovare in nessun libro scritto, ne saprei, come mi canonizzate questo modo, che il Cardinal Barberino abbia da essere dommatina Papa, e non abbia prima da ringraziare il Sig. Cardinal Borghese. V.S. Ill.ma si contenti darmi tanto tempo, che possa solo ritornar alla cella, e quando stimi, che vi sia giunto mandi a battere la porta di quella, perchè omninamente risponderà; onde giunto arrivò subito il messo, che bussato disse Ceva con voce alta: adesso adesso viene: disse a queste parole Barberino, che dite? e quello rispose: il Signor Cardinal Borghese l' hà mandato a chiamare, ed Io glie lò detto, che V. S. Ill.ma adesso anderà: ripigliò Barberino io non voglio andarci per non principiare a prendere la frustatura coll'esser scoperto per il Conclave: con questo andamento, soggiunseli Ceva, Ill.mo Sig. abbiamo quà li vestiti pronti con capigliatura, e barba posticcie, e quanto fà di bisogno per travestirsi, che a tal guisa non sarà mai da alcuno figurato, e però V. S. Ill.ma si travesta in quel miglior modo, che più li piacerà, perchè già li lumi delli corridori sono quasi estinti, ed io gli precederò avanti con un sciugatore bianco in mano, e se per strada si dasse il caso, che m' incontrassi con persona non confidente mi butterò lo sciugatore in spalla, ed a tale segno potrà V. S. Ill.ma ritornarsene in dietro; si levò a tal dire di letto, e travestitosi si volse anche vedere allo specchio, e Ceva, precedendolo verso la cella di Borghese, s'incontrò per strada con il Conclavista di Gennasio Cardinale poco amorevole, e senza fare l'accordato segno al suo Padrone, che sarebbe a volo tornato indietro, lo prese per la mano, e gli disse gran caldo fà questa sera e lo tirò erso la fontana, e Barberino, che lo seguitava ebbe campo di passare avanti senza essere da quello osservato, e così andò alla cella di Borghese, e discorse seco in quarto d' ora, e Ceva continuò con quello il discorso per insino che parevagli essere il suo Padrone disbrigato, e poi licenziatosi tornò alla cella, ove trovò che il Padrone era già tornato e messosi a letto all' arrivo gli disse, ma voi m' avete lasciato, dove siete andato? Ceva allora gli narrò la causa del Conclavista di Gennasio, e lui gli disse, che aveva fatto bene, perchè altrimenti saria seguito l' aboccamento tra esso Borghese e me, che è stato di mio gusto, perchè quello mi hà rincorato, ed Io ho rallegrato lui.

Mentre si stava in questo Savoja s' accorse d'un grosso sgarro, che si era fatto in non accordare li voti di quelli, che doveveno andare all' accesso per non fare la mattina in guazzabuglio, che però era molto necessario il provedere, e qui vi era una grandissima durezza per tema di non intorbidare il trattato con qualche ombra, e si giudicava, che per buon esito del negozio, che li Ludovisiani, e li Spagnoli come dubiosi andassero allo scrutinio, lasciò a questo dire il modo sopra il Card. Barberino. Vedendo omesso l' essenzial, cominciò a sospettare, perchè se Ludovisio se non fosse accorto, che era stimato dubioso, averebbe precipitosamente distrutto tutto l' operato con tanta diligenza, onde celatamente si rimandò a chiamare Rivarola, e conferitogli in che stato di precipizio si trovavano le cose, e ne cominciò a sbattere li piedi con dire: sapete bene che uomo è Ludovisio, e Dio ve lo perdoni, perchè non me l' avete fatto dire, quando restai seco in appuntamento; al che rispose Barberino: non ci se è pensato, e bisogna considerare, cue questa è la prima volta, che si comincia a pratticar la bolla di Gregorio; gli rispose mezzo disperato Rivarola dicendo: Io vado, Iddio ve la mandi buona, ed arrivato prestamente da Ludovisio tutto frettoloso guardandolo in viso gli disse, Signore Cardinale dove volete andare con i vostri Cardinali allo scrutinio, o all'accesso, e quello gli rispose mandatemi dove volete, e Rivarola disse andate alla Sagrestia, e fate presto ad avvisare i vostri, che Io disponga gli altri dell' altra parte, e se gli levò subito dagli occhj, e riportò la buona nuova a Barberino, che ne stava agonnizante, e fù subito fatto passare e Savoja, il quale poc'anzi gli aveva fatto intendere, che aveva radunato un numero di quattro, o sei Cardinali amici, che si trovassero la mattina di buon ora in Sala Regia per osservare si si facevano delle conventicole frà Cardinali, che potessero dar fumo d' inalzare, machinare, ed intavolar trattati, ed in tal caso uno di quelli sotto qualche pretesto l' andasse ad investire per toglierne via ogni discorso, il che tutto fù molto lodato da Barberino, e stimata questa precauzione molto a proposito, scooperto intanto il giorno s' andò sollecitando il suono della campanella per far lo scrutinio, ed in quell' istante andò Barberino a dir la Messa nella Cappella Paolina, e di là ritiratosi alla cella, stando sempre dubioso del suo futuro evento, disse a Ceva, Io voglio andare in Capella solo, e non voglio esser levato da' Cardinali dalla cella, e condotto in Cappella, perchè se succede la frustratura, non voglio che sia così pubblica, e Ceva accostatosi a Grisolino Conclavista gli disse, aiutatelo voi a vestire ed Io starò qui fuori nel corridore per trattenere quei Cardinali, che verranno per levario dalla cella come fece.

Venne frà primi a comparire Medici, e Ludovisi, e Savoja, e Gaetano amico di Ludovisio, e intanto si vidde la moltitudine de' Cardinali accorrere alla cella di Barberino, a quali disse Ceva: il Sig. Card. Barberino desiderarebbe la grazia dalle Signorie Loro Ill.me di portarsi de se solo questa mattina in Cappella, e poi de motu proprio gli disse, le Signorie Loro potranno far finta d' incontrario nell' uscire per il corridore, e condurlo in Cappella. Usci poi dalla cella con un aspetto languido, che vedutosi in questa forma dai primi, ed in particolare da Ludovisio gli prese a dire, allegro Signor Cardinale Barberino, perchè se non ci riesce questa mattina ci proveremo oggi ancora, e tutti uniti dicevano, allegro, allegro Sig. Cardinal Barberino allegro, e così lo condussero confusamente in Cappella di Sisto, dove si fa l' elezione, arrivati ognuno si portò al suo luogo, e serrata detta Cappella, andò Ceva nella spezieria del Conclave, e scrisse un viglietto al Sig. Carlo Barberino fratello del Cardinale, dandoli parte dell' elezione del Papa, e sigillato lo tenne in saccocia pronto per mandarglielo, avutane la congiuntura, e tornato alla porta dell' antidetta Capella guardando per il foro della chiave, che và giusto a ferire in mezzo dell' altare vidde, che si faceva la recognizione delle cedole, che ben prattico sapeva, che simil funzione non era solito farsi, se non in caso di certa elezione; andò però tutto allegro alla rota, e domandò, se vi era quivi alcuno di Barberino, e trovatovisi Fausto Poli, gli diede subito il viglietto con ordine, che andasse subito a portario, e trovatovisi presente il Principe Borghese, che la notte antecedente aveva saputo tutto il trattato si mise in carozza Poli, e lo condusse a case, ove giunti trovorono il portone del Palazzo serrato per la voce, che n'era sparsa per Roma, e cominciò subito Poli di strada a dire ad alta voce Viglietto del Conclave, per il che il Signor Carlo Barberino calò giù per una funicella in canestrino, e tiratolo a se lo vidde, e poi subito calò a basso con la Signora Costanza Magalotti sua moglie, che ansiosa stava dicendo al marito: è pur vero, è pur vero Signor Carlo? ma perchè Ceva non glie n' aveva dato il nome ne stava dubioso, che non potè quello farlo, perchè quando inviò il Vigilietto non si era ancora aperta la Cappella, e saputane la certezza ricevè poi il Signor Carlo la congratulazione, che gli venne fatta dal Principe Borghese.

Fatta già breve digressione, ritorniamo al modo seguito dell'elezione in Capella. Cavati a sorte li Cardinali Scrutinatori, secondo il solito fù principiato lo scrutinio, nel quale furono fedeli li Ludovisiani, e li Spagnoli secondo il concertato, in modo che Barberino terminato lo scrutinio si riconnobe già Papa, e principiato l'accesso, e letti ad uno ad uno li suffragj dell'antecedenti nel contar le schedole ne fù trovata una di meno, che per le diligenze fatte non fù possiblile mai di rinvenirla, il che partori qualche confusione, e bisbiglio, che diede campo a qualche malcontento di levarsi in piedi, e dire, che l'atto era nullo, perchè non consapevoli del Trattato credevansi esser luogo al pentimento, acciò in quella mattina non ne seguisse l'elezione in questo soggetto.

Ma Barberino, che aveva assicurata la sua esaltazione, levatosi in piedi parlò con le seguenti parole:

Illustrissimi Signori, non hà da succedere se non quello che Dio vole, fermiamo il punto, che lo scrutinio sia andato bene, ma giacchè manca una Cedola nell'accesso, con tutto che senza quella il numero dei due terzi de' Voti è compito, che sono necessarj per questa elezione, nulla di meno acciò sia quello, che Dio vuole, deveniamo al nuovo accesso.

A questa proposizione volse Pignatelli, che si andasse a chiamar Borghese, acciò con la sua presenza accalorasse i suoi a ritornare fedeli all'accesso, onde saputosi da Borghese l'accidente accaduto, ed il bisbiglio, benchè fosse febricitante, celatamente si levò da letto, e vestitosi appoggiato a due Conclavisti s'incamino verso la Cappella, ove giunto fù osservato che tremava; non si sà se fosse per l'incertezza della futura elezione, o per la Febre, che lo tormentava, ed andato al suo luogo fù di nuovo fatto l'accesso, e si vidde ognuno fedele per esser tutti Borghesiani. Finito poi l'atto, e fatta la recognizione delle schedole in conformita dello stile fù cons sommo contento acclamato da tutti Barberino per il Supremo Monarca della Chiesa di Dio, ed andati i Cardinali al suo luogo per farli l'istanza, se voleva accettare il caduto per l'elezione nella sua persona, inginocchiatosi quello ove si trovò orò per breve spazio di tempo, e disse di accetarlo sotto nome di Urbano VIII. Fù poi subito condotto nelle stanze degli Arazzi in Cappella a tale effetto, e quivi vestito degli Indumenti Pontificali lo condussero a luogo dell' adorazione con universale contento fù da tutti venerato ed adorato per Papa.

Non era ancora finita l'adorazione che si vidde in parte aperta la porta della Cappella, e Ceva che si trovava adocchiando al buco della chiave quanto si faceva dentro, fatto sforzo s' introdusse dentro, che poi ne fù respinto fuori da Cardinali, dicendoli fuori che vi è la scommunica, ma altri dissero lasciatelo entrare, perchè à maneggiato il Conclave, ed è stato necessario per l' esaltazione del suo Padrone. Andò subito Ceva avvicinandosi al luogo dell' adorazione, che anco non era terminata, e vidde il Papa, che grondava sudore per esser sotto li 6 Agosto del 1623, e perchè non se gli potè avvicinare gli gettò due fazzoletti bianchi, che aveva in saccoccia, e presili il Papa s'asciugò con quelli, e poiu disse alla presenza di tutti le Cardinali: "Questo è il nostro Segretario, al quale siamo obbligati, e vogliamo tirarlo avanti."

Terminata poi l'adorazione fù unitamente da tutti li Cardinali levato dalla Cappella, e condotto a riposarsi nella cella di Borghese, siccome fecero anco tutti i Cardinali, che si ritirarono alle celle loro per pranzare, e riposarsi, e fattogli poi dal Barbiero la corona si preparò l'andata per calare in S. Pietro, e fare la seconda e pubblica adorazione. Che seguì portato nella solita sedia gestatoria coronato della Tiara Sagra, la quale terminata fù portato in sedia per la scala segreta agli Appartamenti Pontificj....

 


Carini (p. 334) believes that he can detect traces of the Sicilian dialect in the author's language, and that he may have been the nephew of the Sicilian Lorestini, who enjoyed the favor of Urban VIII immediately on his election. The author was undoubtedly, if his own words are to be believed, present in the Conclave and intimate with Cardinal Barbarini and several other Cardinals, so much so as to be made a confidential go-between in the prattica between the Ludovisi faction and the Borghese faction that led to the election of Barberini. Cardinal Barberini's Conclavists were Francesco Adriano Ceva, who is often referred to and quoted in the text, and Antonio Grisolino de Sancta Sofia [Chrysolinus, in Latin], both of them clerics [Laerzio Cherubini, Magnum Bullarium Romanum Volume 4 (Lugduni 1712), p. 4, column 1].

The Conclavist, Francesco Ceva, of Monte Regale (Mondovi) in Savoy, Secretary of Cardinal Barberini, he became Maestro di Camera of Urban VIII, and Referendary of the Tribunals of the Apostolic Segnatura di Giustizia e Grazia, Nuncio Extraordinary to France in 1632-1634 (this was just after the Battle of Lützen); Cardinal Priest of S. Prisca in 1643. Secretary of State of His Holiness. (died October 12, 1655, at the age of 75). [Gauchat, Hierarchia Catholica IV, p. 26, no. 68, and n. 13.]

Fausto Poli, of Spoleto, became a Privy Chamberlain of Urban VIII, and Maggiordomo of the Apostolic Palace. He became Cardinal Priest of S. Crisogono in 1643. He became Bishop of Orvieto in 1644 (died October 7, 1653). [Gauchat, Hierarchia Catholica IV, p. 25, no. 59, and nn. 4 and 5.]

A story similar to the Carini Conclavist's, in which Cardinal Ludovisi meets with another Cardinal to discuss Ludovisi's willingness to make Barberini pope, is given by the anonymous author of Histoire des Conclaves I (Cologne 1703), p. 398. The anonymous assigns a date of July 29 and 30 to the meetings. Is the anonymous' story a doublet?

 

 

November 12, 2013 3:50 PM

©2011 John Paul Adams, CSUN
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